Il Paese di Mezzo, traslitterazione dell’ideogramma della Cina, è una società che si sta trasformando a un ritmo travolgente. I mutamenti, le cui basi filosofiche sono rintracciabili nei millenari insegnamenti del Tao e dell’I Ching, si sono intensificati negli ultimi dieci anni, rivoluzionando l'industria, il commercio estero, il turismo e persino la moda. Già ora, ma sempre di più in avvenire, non si può ignorare quello che accade in questa parte dell'Asia. Comunque la pensiate, la Cina farà sempre più parte del nostro futuro. Il boom economico del paese è stato reso possibile da una forte riforma in senso liberista iniziata negli anni novanta con la possibilità di gestire in proprio un'impresa e coronata - a fine 2001 - dall’ingresso nel WTO. Queste due vere e proprie rivoluzioni hanno segnato la fine di un’era, quella dell’economia pianificata, e sono state prontamente metabolizzate, trasparendo evidente la volontà di superare un passato di chiusura per vedersi riconoscere un ruolo adeguato all’aumentata forza economica. La Cina è oggi la nona potenza commerciale e la terza potenza spaziale al mondo. La crescita del P.I.L. sfiora il 9% annuo e si prevede resti su questi livelli per almeno i prossimi venti anni. Sono cifre che fanno impallidire quelle dell’Unione Europea. L'altra faccia della medaglia è che si sta cancellando in modo indiscriminato un passato che si percepisce come non più adeguato a rappresentare il nuovo che avanza, mentre le riforme in campo economico non riescono ancora ad essere bilanciate da equivalenti aperture politiche. Interi antichi quartieri di città storiche come Xi'an o Suzhou sono stati spianati dalle ruspe per edificare al loro posto uffici, banche e centri commerciali. L'isolazionismo stesso della Cina, durato tre decenni, ha lasciato il posto a un’ansia di modernizzazione che tuttavia non riesce a far proprie analoghe innovazioni nel campo dei diritti.
Il miglior modo per rendersi conto delle contraddizioni e dei guasti che questa tumultuosa crescita sta provocando, ma anche per godere dell’enorme patrimonio di tesori d’arte e di storia che la Cina possiede, è viaggiare attraverso le province dell’est, dove, in una regione pianeggiante che non supera un terzo del territorio complessivo, si concentrano oltre un miliardo di persone. Tuttavia, viaggiare in Cina, perlomeno per proprio conto, può rivelarsi difficile, soprattutto a causa della barriera linguistica, della scarsa diffusione delle lingue straniere e, non ultimo, dei servizi turistici ancora rudimentali in vaste aree dell’interno. Tutto questo mette a dura prova la pazienza del viaggiatore occidentale, ma è il prezzo che si deve pagare per visitare la Cina “alla cinese”. Per esempio, un viaggio in Cina non può dirsi veramente completo se non si percorre almeno una tratta in treno. Questo mezzo rende possibili spostamenti medi e lunghi in modo relativamente comodo, permettendo di entrare in contatto con una realtà assai poco turistica. Per evitare problemi di comprensione quando si acquistano i biglietti, oltre che per trovare il treno e la relativa pensilina nel caos delle stazioni basterà richiedere i biglietti a un’agenzia, anche se la tariffa è doppia. La puntualità è in genere sempre rispettata e le cuccette hard sleeper, benché spartane, sono relativamente comode. E' possibile acquistare viveri semplici (riso e vegetali) a basso prezzo all’interno di ogni treno a lunga percorrenza. Su ciascuna carrozza è disponibile acqua calda a volontà, preparata da grossi boiler. I cinesi ne approfittano per riempirsi continuamente barattoli di vetro di ogni forma e dimensione entro cui lasciano macerare foglie di tè e dai quali non si separano per nessuna ragione. Negli scompartimenti di seconda classe, dove i turisti generalmente non vanno, sino a qualche anno addietro non era raro vedere appese ad asciugare ai finestrini lunghe corde di fazzolettini di pasta cotta “al vapore”.
A causa della vastità di un paese che si estende tra la Mongolia ed il Tropico, in Cina ci sono grandi differenze stagionali nell'escursione termica, che può variare dal freddo intenso al caldo insopportabile. In inverno, nelle province del nord, le temperature medie sono inferiori allo zero sino a fine marzo. Si tratta di un clima di tipo continentale per cui il periodo migliore per visitare il paese coincide con la primavera, oppure l’autunno. Le regioni del sud godono di un clima temperato: la linea divisoria per poter riscaldare gli ambienti in inverno è costituita dal fiume Yangtse. D’estate, a nord come a sud, il caldo può divenire insopportabile, con la differenza che a sud l'estate coincide con la stagione delle piogge e che tra luglio e settembre la fascia costiera del sud-est è colpita da tifoni (come a Guangzhou e Hong-Kong). Nella zona di Pechino, come pure su gran parte del paese, la stagione in cui le piogge ed il caldo sono più intensi va da luglio ad agosto.
Pechino fu fondata da Gengis Khan nel 1215 e divenne capitale imperiale sotto la dinastia Ming (1368-1644) che la riorganizzò in una razionale pianta quadrata a tre zone concentriche, separate fra loro da alte mura, secondo i criteri della geomanzia. Al centro risiedeva l’Imperatore, in una cittadella inaccessibile a tutti tranne che ai funzionari imperiali: la Città Proibita. Intorno, sorgeva la città tartara, che ospitava i quartieri abitativi della nobiltà. La zona periferica, dove si trova il Tempio del Cielo, era la città cinese, dove vivevano i normali cittadini. Questa antica suddivisione è attualmente scomparsa, cancellata dalla modernizzazione con l’avvento della Repubblica Popolare, che ha modificato profondamente il tessuto urbano, assimilandolo a quello di una moderna megalopoli, fatta di grattacieli e di enormi casermoni di cemento alti venti piani. Al pari di buona parte dell’architettura cinese d’epoca Ming, la Città Proibita era invece costruita in legno ed è stata più volte riedificata nel corso dei secoli, principalmente a causa degli incendi. I fossati che la circondano sono scavalcati da cinque ponti di marmo bianco che rappresentano le cinque virtù: attraverso l’ingresso da piazza Tien An Men si osserva una successione apparentemente infinita di porte maestose, di cortili immensi e di palazzi. Le tegole dei tetti sono gialle, essendo questo il colore che rappresenta l’imperatore, mentre i muri hanno un colore violaceo: la porpora è il simbolo della stella polare, centro del cosmo come l’imperatore è centro dell’impero. Per contrasto, le casupole degli antichi quartieri popolari conservano le sfumature di grigio e le piccole dimensioni imposte dalla legge imperiale, che vietava edifici più alti e fastosi di quelli della Città Proibita. Questi quartieri bassi, grigi, attraversati da viuzze strette invase dalle biciclette, sono tutto ciò che resta della vecchia Pechino. Gli Imperatori attraversavano la città vecchia durante il solstizio d’inverno per recarsi al Tempio del Cielo o di Tian Tan. In questo luogo l’Imperatore, figlio del cielo, si addossava tutti i peccati del proprio popolo e chiedeva d’essere l’unica vittime delle ire celesti in caso di calamità. Il Tian Tan può essere senz’altro ritenuto il più bel tempio di tutta la Cina. La base circolare è formata da tre terrazze sovrapposte di marmo bianco e la sala è un edificio a forma di cono coperto da un triplice tetto di tegole blu.
Per sfuggire alla calura estiva, gli imperatori Qing si fecero costruire, poco fuori Pechino, il Palazzo d’Estate in riva al maestoso lago Kunming. Dall’alto della Pagoda della Fragranza Buddista si può godere una vista d’insieme del vasto complesso di padiglioni, templi, ruscelli e collinette artificiali concepite per rilassare il corpo e la mente, riproducendo il paesaggio in modo da rassomigliare il più possibile al vero. D’inverno il lago gela, e fino a marzo inoltrato i cinesi ne approfittano per pattinarci sopra. Un’altra tappa d'obbligo nei dintorni di Pechino, è la visita alle tombe di tredici imperatori Ming e delle loro mogli. L'area delle Tombe Ming si trova circa cinquanta chilometri a nord-ovest di Pechino. In realtà si può accedere soltanto ad una delle tredici tombe esistenti, la sola scavata, quella di Dingling, fatta costruire dall'imperatore Wan Li. Qualche km oltre la tomba di Dingling, vale la pena fermarsi a visitare il Viale degli spiriti. Il viale, difeso alle due estremità da poderosi archi, è lungo 7 chilometri esorvegliato da 12 coppie di splendide statue di animali a grandezza naturale. Un'altra famosissima attrattiva di questa zona, a Badaling, è il Wan Li Chang Chen, il “lungo muro di diecimila li”, meglio notacome la Grande Muraglia, una dellecostruzioni umane più stupefacenti e la sola che si possa vedere dallo spazio. Due secoli avanti Cristo, l’imperatore Qin Shi Huang Ti concepì il progetto sovrumano di costruire una barriera difensiva per proteggere la Cina dagli attacchi dei barbari venuti dal nord. Già in epoca precedente erano state edificate alcune porzioni di muro, ma Qin Shi Huang Ti, primo Imperatore ad unificare il paese, decise che dovevano essere raccordati tra loro formando un tutto unico. Furono necessari 700.000 criminali e prigionieri di guerra per portare a termine un simile ciclopico lavoro di cui oggi sono sopravvissuti solo pochi tratti
Antica capitale imperiale, Luoyang è stata per secoli la capitale di molte dinastie, annoverata fra le antiche capitali imperiali con Xi'an, Nanchino, Pechino e Hangzhou. Dista oltre 700 km da Pechino, ed è ben collegata alla capitale con il treno. Anche se d'aspetto moderno, conserva le più antiche vestigia che ci siano rimaste del passato buddista cinese. Fu a Luoyang che il buddhismo venne introdotto per la prima volta in Cina nel I sec. d.C. Nei dintorni ci sono le fantastiche grotte di Longmen, sui due lati del fiume Yi un chilometro intero di pareti rocciose scolpite dagli artisti dei secoli V, VII e VIII per ricavare più di mille grotte. Dentro vi si trovano quasi centomila statue buddhiste di ogni dimensione. Se Luoyang è da non perdere, a maggior ragione occorre visitare Xi'an, capitale dell'Impero per più di mille anni fino al X sec. Il suo nome era Chang'An, ''pace protetta'' e fu il centro propulsore dell'arte e della cultura cinesi durante il periodo d'oro delle dinastie Song e Tang. Era da qui che partiva il lungo cammino della via della seta. In città si possono ammirare le tombe imperiali della dinastia Tang (600-900 d.C.) in cui la Cina raggiunse la massima estensione e godette di uno dei periodi più felici. All'inizio di questa epoca appartiene la più famosa stele funeraria di una vastissima collezione esistente a Xi'an, chiamata Beilin (foresta di stele), la cosiddetta Tavola Nestoriana, bilingue, siriano e cinese, che racconta i più importanti avvenimenti storici. Vi sono poi altri importanti monumenti, a cominciare dall’imponente cinta muraria che fa di Xi’an una delle città più suggestive dell'Oriente, alla Grande e alla Piccola Pagoda dell'Oca Selvatica, al Quartiere islamico con la sua moschea, per arrivare alla Torre della Campana e alla Torre del Tamburo. Ma è a Lintong, 30 km a nord-est di Xi’an, che si trova il più importante ritrovamento archeologico del secolo: la tomba dell'Imperatore Qin Shi Huang Ti (III sec. a.C.) con la necropoli sotterranea contenente 1500 guerrieri di terracotta a piedi e a cavallo a grandezza naturale, scolpiti ognuno con la propria fisionomia individuale, assieme ad altri 4500 che si presume giacciano ancora in pezzi in attesa del restauro. Oggi Xi’an conta circa tre milioni e mezzo di abitanti ed è una delle città cinesi più considerevoli dal punto di vista industriale e culturale. Nonostante ciò, come molte altre antiche città della Cina, Xi'an può deludere, per la sua aria modernista che soffoca le antiche vestigia dell’ex capitale imperiale e per lo scarso riguardo che i cinesi sembrano avere nella conservazione e valorizzazione del loro passato.
Il noleggio di una bicicletta può essere la soluzione migliore per visitare città medie come Xi'an, ma anche – e soprattutto - per i piccoli centri con luoghi d'interesse lontani tra loro, come Guilin, Wuzhou o Yangshou. Queste tre città, anche se molto diverse, costituiscono le tappe di un itinerario che termina al porto di Guangzhou, scendendo in battello i fiumi Li e Xi, attraverso un paesaggio di colline appuntite che rappresentano la Cina per antonomasia. La prima parte si snoda lungo il corso del fiume Li per ottanta chilometri, da Guilin a Yangshou. Guilin deve la sua fama alle bellezze naturali, che colpirono pittori e poeti cinesi di ogni tempo. E’ la città delle “schegge di giada”, le colline che, a causa della secolare erosione dei venti, hanno assunto le forme più irreali e fantastiche, creando uno spettacolo naturale unico al mondo: qui è racchiuso il segreto della pittura cinese, che ha preso spunto da questi scenari di fiaba per realizzare opere di suggestione impareggiabile. Ma lo spettacolo più affascinante lo si può godere facendo una gita in barca lungo il fiume Li, per ammirare oltre alla lucentezza del fiume, svariate grotte,cascate, piante di bambù, cormorani… sembra di entrare a far parte di un classico dipinto a china. Dalla Collina dell'Elefante si domina dall’alto il panorama di Guilin e del fiume. Tra le brume del grigio tramonto si apre allo sguardo una moderna città industriale, assolutamente insignificante. Yangshou, al contrario, è una cittadina graziosa, trasformata dal turismo in un mercato, ma ancora a misura d'uomo e soprattutto immersa in un paesaggio incantevole. C'è poco da fare a qui, se non godersi il paesaggio. Da questa città si può proseguire in autobus fino a Wuzhou, dove si riprende la navigazione, questa volta sullo Xi Jiang, il Fiume delle Perle, fino a Guangzhou. Questa parte del viaggio è meno interessante della precedente, perché mancano i grandi picchi calcarei strapiombanti che dominano il paesaggio tra Guiline Yangshou e oltre, ma è la navigazione stessa su di un ferry, attraverso un paesaggio continuamente mutevole osservato da una prospettiva insolita, che giustifica una scelta certamente non convenzionale. Avvicinandosi a Guangzhou si osserva un mutamento sulle sponde del fiume. Già due ore primadell'approdo gli argini si popolano con un misto ininterrotto di docks, fabbriche e case. Sul fiume si svolge un'attività incessante: innumerevoli draghe sono al lavoro, mentre imbarcazioni di ogni tipo, stazza,tonnellaggio vanno e vengono in un traffico da ore di punta. Non per niente il suo porto è uno dei più grandi del mondo. Canton è il nome che gli occidentali danno a Guangzhou, ma se la chiamate con il primo nome nessuno vi capirà. E' una città cara, seconda solo a Shanghai, soprattutto per i ristoranti, siano lussuosi o dall'apparenza dimessa. Il cibo delle bancarelle nella zona del mercato di Qingping, di fronte all'isola di Shamian, è fortunatamente ancora a buon mercato. Spesso è difficile resistere alla tentazioned’imitare tanti distinti signori in giacca e cravatta che, usciti dagli uffici, fanno pausa pranzo servendosi dei banchetti per strada: spiedini, wanton, svariati tipi di frittate e focacce ripiene sono cibi gustosi e costituiscono un pratico pasto veloce. La visita al mercato di Qingping, può essere un'esperienza illuminante (e per certi aspetti nauseante). I cinesi sono maestri nel cucinare tutto ciò che nuota, vola, salta, corre o striscia sulla terra. Tra i vicoli e sulle bancarelle di questo mercato, tra i più interessanti dell'intera Cina, è possibile acquistare qualsiasi cosa che sia commestibile. La cucina cantonese è assai elaborata. Quella cinese a noi nota in occidente ne è solo il pallido riflesso. I cibi sono preparati e tagliati in piccoli pezzi in modo da permettere una cottura veloce e omogenea. Forchetta e coltello non esistono: le vivande devono essere servite già pronte per il consumo con le bacchette. Nella cucina cinese tutto viene cotto, sulla tavola non compaiono alimenti crudi. Il “wok” è la tradizionale padella di ferro concava che permette di saltare, friggere e stufare. Altro metodo diffuso è la cottura al vapore usato per i ravioli, tortelli e fagottini, verdure, pesce, pane e dolci; i cibi sono posti in cestelli di bambù sovrapponibili su una pentola d’acqua tenuta sempre in ebollizione. Il maiale è la carne più diffusa, mentre l'anatra è il piatto che viene cucinato in occasione delle feste: notissima l’anatra laccata, considerata il piatto nazionale.
Shanghai è la metropoli più moderna, elegante e raffinata della Cina. L'area più appariscente è quella a lato del bund, la passeggiata sul lungofiume dove i grandi alberghi anni venti ricordano i fasti di un passato coloniale, ma la vera Shanghai non si trova qui. E’ sulla Nanjing Donglu, una delle arterie più importanti della città, oppure sulla sponda opposta del fiume, la cui skyline rivaleggia ormai con quella di Manhattan. La città vecchia cinese, a sud dell'area delle concessioni occidentali, dalla pianta circolare come le città europee, appare sempre più come una riserva indiana. E' un quartiere di antiche case e negozietti, accerchiato dai grandi grattacieli che stanno spuntando un po' ovunque tutto intorno come funghi in un bosco d'autunno. Nelle viuzze si tiene un perenne mercato dove si possono trovare, tra la paccottiglia, veri oggetti d’antiquariato.
Un soggiorno nella parte “classica” della Cina per quanto breve, non può certo esaurirsi qui. Lungo il bacino dello Yangtse, il fiume azzurro, nonostante il suo colore giallognolo a causa del fango, ci sono città come Wuxi e Suzhou. A Wuxi si può ammirare il Canal Grande, un'opera colossale lunga 1800 km e paragonabile per dimensioni solo alla Grande Muraglia, che legava in un'unica via navigabile Pechino con Hangzhou. Ma ancor più interessante è Suzhou, città di canali e giardini, Venezia d'Oriente con i suoi canali, giardini e pagode. Qui Marco Polo trovò le fabbriche di seta, che ancora oggi alimentano l’economia della città. E’ un luogo di grande fascino, dove le vecchie case, che si affacciano sui canali solcati da pittoreschi ponticelli di pietra, creano scorci e prospettive incantevoli. L'attrazione principale risiede nelle fantastiche “ville-giardino”: in questa città dal clima mite i Mandarini (funzionari dell'Impero) delle dinastie Ming e Qing edificarono sontuose residenze immerse nella natura per passarvi i periodi di riposo. Piccoli laghi, isolette, padiglioni dai tetti prodigiosamente modellati, ponticelli, rocce dalle forme fantasiose: in queste ville l'esperienza artistica cinese, che ha come suo fine la perfetta armonia fra l'uomo e la natura, raggiunge la perfezione.
Marzo 1994