E' domenica. Gli ultimi ritocchi al sito (ma quanti pasticci farà il mio webmaster?) e poi bisognerà iniziare a fare i bagagli: la parte decisamente peggiore di ogni spedizione. Tant'è che mi riduco sempre all''ultimo momento. Andrà così anche stavolta nonostante manchi ancora una settimana alla partenza? Considerata la quantità di cose ancora in sospeso, temo proprio di sì... E' la parte che più odio e temo di ogni spedizione, quei maledetti fottutissimi giorni prima della partenza, prima di lasciarsi dietro tutto per farsi trasportare dalla fugace tentatrice: l'avventura.....
Che mattinata!!! Test di soglia alla Isokinetic (e poteva andare meglio) e poi corsa a rotta di collo in tangenziale sotto una pioggia battente per la conferenza stampa alla Provincia di Bologna: via Zamboni 13, in pieno centro! Impossibile arrivarci in auto: la corsa alla vetta inizia da qui, sotto i portici di una Bologna piovosa e plumbea, intrisa dell'umidità appiccicosa di un giugno che non vuole decidersi a nascere. Nonostante questa premessa, sono rimasto piacevolmente sorpreso nel vedere la curiosità e l'interesse dipingersi sui volti dei vari giornalisti intervenuti per la presentazione del nostro scherzetto alpinistico: dalla Rai a Telesanterno, dalla "Repubblica" al "Carlino", da "il Domani" a "il Bologna" oltre che all'Assessore allo Sport, Marco Strada, e alla Presidente della Provincia di Bologna, Beatrice Draghetti, che ha voluto nientedimeno che la mia dedica sul libro delle 7 Summits... un giornalista in vena ha sparato il titolaccio "Dal Corno alle Scale al K2" e tutto mi è sembrato un po' incongruo, come quei sogni dove ti sembra di volare anche se sai che è impossibile, però ti piace.... il problema è sempre il dopo, quando ti svegli. Abbiamo anche avuto la benedizione del vecchio Kurt Diemberger, gran sacerdote degli 8000 oggi assente, pare per una conferenza in "Terra di Germania". Con auspici così, riuscire si sta rapidamente trasformando in un obbligo e la cosa non mi piace... ma tant'è: abbiamo voluto la bicicletta? Ora non ci resta che pedalare...
L’alba ci trova già ben impacchettati insieme ai nostri preziosissimi bidoni nel pulmino che ci porta alla Malpensa. Siamo contenti, un po’ emozionati. Mi piacerebbe già sapere cosa accadrà, cosa vedrò, come sarà il panorama da lassù… Ma per il momento devo accontentarmi di scoprire che faccia hanno i nostri compagni di trekking sul Baltoro. Il dottor Roi (che sarà con noi per un mese) sprizza felicità: per le ferie, per il viaggio o perché ha quattro cavie a sua disposizione? L’aereo è affollatissimo, la sosta a Doha infinita, il trasferimento dall’aeroporto al nostro alberghino a Islamabad, spossante…. 42°C a metà mattina??? Mi viene il dubbio che tutto questo mio amore per le montagne sia legato a mere questioni climatiche….
Cielo color latte, appena velato da sfumature d'azzurro e caldo, un caldo prepotente che ti fa boccheggiare. Così ci accoglie Islamabad. Siamo appena arrivati e già non vediamo l'ora di andarcene. Se vogliamo partire domani, dobbiamo darci da fare, non c’è tempo per dormire, neanche qualche ora.Sotto un sole a picco che non perdona chi non è complice della lentezza, incontriamo l’ufficiale di collegamento che ci è stato assegnato. Il capitano Zahir Bashir è un giovane di 24 anni, educato e cortese, che non ha mai messo piede in montagna: il compito di svezzarlo toccherà a noi. Alle 14:30 c’è il briefing all’Alpine Club: un simpatico signore con la barba bianca ci spiega come evitare ogni inquinamento del ghiacciaio e raccomanda a noi - e all’ufficiale di collegamento - di controllare che i nostri portatori baltì abbiano kerosene a sufficienza per accendere il fuoco e che non usino gli arbusti. A 3000 metri una pianta ci mette 100 anni per crescere, ed è nostro dovere impedire che venga danneggiata. Queste nuove direttive sono il segno che il CAI pakistano sta cercando di proteggere il suo Baltoro, sul quale transitano ogni anno oltre 45 mila persone Riesco ad andare a dormire a mezzanotte: domani si riparte, sulla Karakorum Highway.
Karakorum Highway: 16 ore di buche e sudore appiccicaticcio che non hanno impedito a me e ad Adriano di dormire saporitamente. I soliti camion improbabili del subcontinente indiano che sferragliano e ondeggiano riempiendo di fumi densi l'aria. Cataste di legna lungo le acque melmose dell'Indo. Pochi chilometri prima della nostra meta, appare la mole del Nanga Parbat. Quando finalmente arriviamo nella semideserta cittadina di Chilas, è come se fossimo arrivati in paradiso. E in effetti così si chiama il nostro albergo, Shangri La.
Oggi è andata decisamente meglio: solo 12 ore per arrivare a Skardu. Ma la proporzione tra buche e asfalto è rimasta la stessa, direi 3 a 1: più che una strada un’ardita teoria di pertugi bordati di catrame. A Skardu abbiamo conosciuto Simone La Terra, il ragazzo che divide con noi i non proprio economici costi dei permessi. Lui sì che è perfettamente integrato con l’ambiente: assomiglia a un talebano, con la sua barbona nera. C’è un sacco di gente quest’anno su e giù per il Baltoro, abbiamo anche incrociato una spedizione di romani che tenteranno lo stesso nostro concatenamento, ma al contrario, prima il K2 e poi il BP. Noi siamo più contenti della nostra scelta, vedremo alla fine chi di noi sarà stato più fortunato con il meteo.
Ultimo giorno di trasferimento con il pulmino: il confort è un po’ peggiorato, perché la strada soffre anche delle numerose frane che periodicamente la ingombrano. Siamo arrivati ad Askole, ultimo villaggio prima del ghiacciaio. In questo posto sperduto siamo andati a visitare il dispensario, tutto italiano, costruito nel 2001 e intitolato a Lorenzo Mazzoleni, un ragno di Lecco, che è caduto scendendo dalla vetta del K2. Ci sono dei medici italiani, volontari, che si alternano nei mesi estivi e due infermieri del posto che li aiutano e si prendono cura dei pazienti durante l'inverno. Oltre a curare ogni genere di malattia e ad assistere le partorienti, si occupano di prevenzione facendo della medicina scolastica e insegnando igiene. Le malattie qui sono prevalentemente di origine infettiva e legate proprio alla totale carenza di igiene: in nostra presenza (abbiamo fatto finta di niente, ma stavamo per svenire) un signore ha vomitato un vermazzo lungo una ventina di centimetri… Le due dottoresse che attualmente sono di stanza ad Askole, Maria Lenotti ed Emanuela Florio, vi resteranno sino a luglio. E, secondo voi, poteva non conoscerle il nostro dottor Roi? Il ragazzo conosce tutti!! Al nostro ritorno, come fanno molti alpinisti e trekkers, lasceremo qui le nostre medicine. Se un giorno passerete di qui, ricordatevi di questo dispensario. www.amicidilorenzo.net
Da qualche anno una nuova febbre dell’oro ha contagiato il Baltistan: è il business dei cristalli di cui pare queste montagne siano piene. I contadini lasciano i campi e le famiglie e si indebitano fino al collo per acquistare le attrezzature necessarie a forare la roccia o a farla saltare. Arrivati al posto di blocco all’ingresso delle gole del Braldo, siamo stati accolti da un rombo lontano, come di tuono o di salve di cannone: non poteva essere tuono perché la giornata era serena, ma nemmeno cannone, visto che il nostro ufficiale di collegamento ci ha assicurato che - per il momento - le ostilità con l’India sono sospese. Abbiamo così scoperto che si trattava di detonazioni di dinamite, con cui gli improvvisati cercatori stanno trasformando in groviera le loro montagne, con esiti spesso fatali. Con il ricavato di un grosso geoide di ametista ce ne sarebbe abbastanza per vivere un anno, ma i furbi mediatori stanno già correndo in massa da Peshwar e fissano i prezzi a seconda della loro convenienza, frodando così una seconda volta i poveri abitanti del Baltistan.