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Stessa data di partenza, diversa montagna. Doveva essere Shisha Pagma, è diventato Dhaulagiri, il “Monte Bianco” del Nepal. Anche gli alpinisti non sono immuni alle turbolenze politiche e questa primavera il Tibet è di difficile accesso. Così abbiamo scelto il Dhaulagiri, montagna decisamente più tecnica, ma anche posta in un ambiente più interessante. Mentre lo Shisha è circondato dai brulli altipiani tibetani, il Dhaulagiri si erge tra boschi lussureggianti nel bel mezzo della catena himalayana, affacciato sul massiccio dell’Annapurna e a pochi giorni di marcia da Pokhara, la seconda città del Nepal. Quest’anno, oltre al solito Adriano, ci sono nientepopodimenoche il secondo italiano sulle Seven Summits e veterano di tantissime ascensioni himalayane, Alberto Magliano e tre newbies: Alice, Andrea B e Andrea L. E’ al coraggio e alla determinazione di questi tre ragazzi che si deve la spedizione: senza di loro, debbo ammetterlo, non saremmo partiti. Così, alla vigilia del volo per Katmandu è in primo luogo a questo trio che va il mio augurio di successo, che possano realizzare il sogno della prima ascensione su una vetta himalayana. Un manipolo di appassionati accanto ai migliori professionisti al mondo, con cui condivideremo questa primavera l’impegnativa avventura del tentativo di salita al settimo ottomila. Cercheremo, nei limiti delle nostre possibilità, di tenervi aggiornati sull’andamento della spedizione: perdonateci se non sempre riusciremo a rispondere a tutti, ma sappiate che i vostri commenti e incoraggiamenti ci saranno recapitati e saranno sempre apprezzati. Saliremo per divertirci, con l’ambizione di trasmettere a chi ci seguirà sul blog le nostre emozioni: un invito esplicito a mettersi in gioco per andare là dove ci portano i nostri sogni... Sarà con noi Carlo Trombetta che, reduce del trekking sul Baltoro, anche quest’anno ha scelto di accompagnarci sino al campo base del Dhaulagiri. Grazie a tutti e al prossimo aggiornamento da Katmandu.
Una birra e una coca cola a Boghara, un minuscolo villaggio lungo il nostro trekking. Siamo ancora bassi, circa 2100 metri, nonostante siano già trascorsi alcuni giorni di cammino. Il trekking non è semplice come quello del Kumbu, ci sono molti saliscendi e anche un passaggio con corde su roccia scoscesa, ma senza dubbio molto bello. Le forre e le valli si rincorrono, ricoperte da una foresta lussureggiante, punteggiate da terrazzamenti e piccoli villaggi di tre-quattro case, come questo. Un viaggio un po’ a ritroso nel tempo, nel Nepal più povero. Qui non c’è elettricità e non si vende nulla di quello che si trova nei negozi di casa: la coca che ci stiamo bevendo credo esista solo perché di qui passano le spedizioni e qualche turista. Il tempo è splendido, fa proprio caldo e ci accompagna il frinire delle cicale. La prima parte del nostro trekking ci ha sorpreso, perché c’era… una strada! Sterrata, pericolosa, ma c’era. E così, da Pokhara, siamo arrivati sino a Babi Chaur con un mezzo locale. I nostri piani sono di raggiungere il cosiddetto campo base italiano a 3500 metri – che non è un campo base – dopodomani, dove ci fermeremo un giorno per acclimatarci. Carlo ringrazia Valentina e Andrea B la sua Squiccia. Grazie a tutti e.. crepi il lupo!
Sorpresa! Siamo già arrivati al campo base italiano, altrimenti detto Upper Vungini. Ieri evidentemente la birra ci ha dato un nuovo sprint e abbiamo fatto due tappe in una. Ci siamo lasciati alle spalle la foresta e domani ci riposeremo aspettando il "grosso" dei portatori che si sono leggermente attardati. Per fortuna il tempo è buono, ieri ha piovuto solo per un paio d'ore. Solo una decina di giorni fa nevicava abbondantemente e la spedizione di Edurne Pasaban e Ivan Vallejo è stata costretta a chiamare l'elicottero per farsi trasportare tutti i bagagli al campo base del Dhaulagiri. I loro portatori, con la neve sino al ginocchio, si sono - giustamente - rifiutati di proseguire. Siamo tutti in forma smagliante, con una voglia terribile di raggiungere la nostra montagna...
Campo base del Dhaulagiri, 4650 m. Spianate le piazzole e montate le tende, ci godiamo la vista della nostra prossima avventura. C'è abbastanza movimento qui, molto di più che negli anni scorsi. Le vicende del Tibet, con la chiusura dell'Everest e del Cho Oyu e il timore di non poter raggiungere lo Shisha Pagma, hanno dirottato verso altre montagne molti di coloro che avevano in programma quelle cime. Ci sono Ivan Vallejo, fortissimo alpinista equadoregno (al suo terzo tentativo sul Dhaulagiri) al suo ultimo ottomila, Edurne Pasaban e Gerlinde Kalterbrunner anche loro in corsa per i quattordici ottomila e altre spedizioni che dobbiamo ancora conoscere. Il tempo è bello e l'unica nota negativa è che tra due giorni Carlo tornerà a Katmandu.
Cerimonia della Puja al campo base, Con grande impegno abbiamo seguito la tradizione buddista della benedizione di tutto il nostro materiale per la salita, confidando che gli spiriti della montagna saranno benevoli con noi. E adesso siamo pronti. Domani montiamo il campo 1 (5600 m) con l'intenzione di dormirci per favorire l'acclimatazione. Il tempo è bello alla mattina e si rannuvola il pomeriggio, accompagnato da un vento forte. Le spedizioni che sono arrivate prima di noi hanno già intenzione di tentare la vetta nei prossimi giorni. Purtroppo noi - avendo cambiato montagna - siamo stati costretti ad arrivare un po' più tardi: speriamo che questo non ci condizioni la salita, e che il tempo resti buono ancora per qualche settimana. Il morale è buono e la salute anche, eccezion fatta per il sottoscritto che ha mangiato delle verdurine le quali poco gradiscono soggiornare nel mio apparato digerenre... Oggi abbiamo un ospite importantissimo a pranzo e dovrò mangiare riso in bianco: Gerlinde ci fa visita ed è sempre un grande piacere chiacchierare con lei, cercando magari di imparare qualcosa da un'alpinista così esperta. Carlo è partito questa mattina per Jomson, gradevole cittadina alle porte dell'antico regno del Mustang, fornita di telefono, dove arriverà tra un paio di giorni. Come avrete notato non sto inviando foto. Purtroppo questi caspita di satellitari fanno quello che vogliono, e non riesco a mandare né a ricevere alcunché. Continuerò a far foto e un giorno di questi chiederò alla Edurne il favore di spedirle tutte insieme, una tantum.
E noi che ci fidiamo della webmistress! Il campo 1 è a 5800 m, non 5600! Duecento metri di differenza non sono proprio noccioline, ma i vostri alpinisti preferiti li hanno saliti con nonchalance. E adesso siamo qui, abbiamo montato il nostro campo e ci lasciamo frustare da un vento rabbioso. Certo, altrimenti che alpinisti masochisti saremmo? Passeremo la notte qui, a leggere e chiacchierare, guardando il mondo da un po' più in alto (non a livello Tonga, per intenderci) e ringraziando i nostri amici che ci scrivono anche se sanno che i loro messaggi - purtroppo - non riescono ad arrivare.
Alice, gli Andreas e Alberto sono rimasti al c1 e raggiungeranno me e Adriano domani qui al campo base. La giornata è bellissima e i crepacci sono ancora chiusi. Ho approfittato della gentilezza della Edurne e del suo team "Al filo de lo imposible" per mandare le foto (non proprio bellissime) che ho fatto in questi giorni con il satellitare. Le spedizioni che sono arrivate prima di noi tenteranno la vetta il 2 maggio, per noi c'è ancora tempo. Stiamo bene e i "ragazzi" sono entusiasti.
Un grazie da Adriano per il suo CAI.
E su e giù per la montagna… Mentre i nostri compagni riposano al campo base, Adriano e io siamo saliti con le nostre tende al c1, con il proposito di montare il c2 domani. Non abbiamo molto da raccontare, siamo presissimi con l’acclimatazione e ci intimorisce un po’ tutto questo sole: non sia mai che il monsone arrivi a tradimento in anticipo e ci rovini la spedizione. Speriamo di farcela in un tempo breve, magari nei prossimi dieci giorni. Anche gli altri alpinisti con cui abbiamo chiacchierato (russi, lituani e argentini) la pensano allo stesso modo e – verosimilmente – saliremo tutti insieme. Edurne, Ivan e Gerlinde si stanno preparando per la vetta.
A presto, Carlo.
Festa dei lavoratori. Siamo un po' sparpagliati per i vari campi. Ieri con Adriano abbiamo montato il c2 e ci abbiamo dormito. Il c2 era già affollato di tende e siamo stati costretti a piazzare la nostra un po' più in basso, al riparo di un saracco a circa 6800 metri. Nella notte si è alzato un vento forte e sono caduti venti centimetri di neve che speriamo non abbiano impedito il tentativo di vetta dei nostri amici spagnoli e austriaci di tentare la vetta: li avevamo seguiti con lo sguardo nel pomeriggio, mentre si avvicinavano al c3. Questa mattina siamo scesi al c1 e nel tragitto abbiamo incontrato i tre sherpa dei nostri compagni che portavano le loro tende al c2: probabilmente Alice e gli altri ci raggiungeranno questo pomeriggio. Ci pensavamo a questa storia degli sherpa, Adriano e io. Va bene che ci levighiamo il muscolo e che siamo proprio belli, ma siamo anche sempre gli unici che sgambettano su e giù con una ventina di chili a testa sul groppone!
Campo Base. Ieri sera eravamo tutti insieme al c1, oggi Andrea B, Adriano e io siamo scesi al cb sotto una leggera nevicata. E' arrivata anche Gerlinde, dopo aver salito la vetta con Edurne e Ivan, che ha così terminato i suoi quattordici ottomila. Sicuramente domani ci sarà una festa per loro. Gerlinde ci ha raccontato che è stata più dura del previsto, il vento era molto forte, e hanno dovuto fermarsi per venti minuti, attendendo che si calmasse. Il Dhaulagiri è una montagna piuttosto tecnica ed esposta ai venti. Andrea B ha rinunciato a salirla, sicuramente una decisione difficile da prendere, ma senz'altro giusta. Lui è un bravo alpinista, ma non è questo il punto: la questione è sentirsela o no e non intestardirsi a tutti i costi è saggio. Ci riposeremo qui almeno tre o quattro giorni, poi - alla prima finestra - tenteremo anche noi la cima.
Andrea B è partito, torna da sua moglie e sua figlia che - giustamente - gli interessano molto più di un ottomila. Restiamo in cinque a guardare tra le nubi la cima del Dhaulagiri. Niente festa quest'oggi al campo dei baschi, sono ancora stanchissimi. Edurne ha avuto un piccolo congelamento alle dita dei piedi e un altro loro compagno verrà evacuato con l'elicottero per congelamenti molto più gravi. Il vento e il freddo in cima li hanno messi a dura prova, e il timore di dover rinunciare di nuovo li ha indotti (forse) a rischiare un po' più del dovuto. Sia Edurne che Ivan avevano già fatto tre tentativi negli anni passati, ed erano sempre stati bloccati dalla neve. Così, questa volta, hanno deciso di anticipare leggermente il tempo della salita, quando il vento è più forte (e quindi fa più freddo) ma c'è meno possibilità di neve. Ivan è felicissimo, è il settimo alpinista al mondo ad aver salito i quattordici ottomila senza ossigeno, Gerlinde è al suo undicesimo ed Edurne al decimo. C'è anche un'altra spedizione di spagnoli che ha raggiunto la vetta, ma non li conosciamo e non li abbiamo avvicinati perché dev'essere successo qualcosa, ci sembrano preoccupati mentre dovrebbero essere felici. Se riusciremo a sapere qualcosa ve lo faremo sapere. Il tempo non è bellissimo, ci sono nuvole e un leggero nevischio. Le previsioni dicono che continuerà così fino a mercoledì e poi dovrebbe ritornare il sole. Se così sarà, giovedì cominceremo il nostro tentativo.
Carlo: AAAAAAAAAAAAGGGGGGGGHHHHHHHH!!!! Ci volevano vendere le birre a 1000 rupie e abbiamo rinunciato. Grazie amico, ti ringraziamo tantissimo per il tuo regalo, ci ha fatto così piacere che è come se le avessimo bevute, quelle birre!