Se desiderate contattarmi nel corso della spedizione, utilizzate il guestbook!

EnglishItaliano

PAGINA 1 | 2 | 3 | 4

Giovedì 24 giugno 2010

Campo base del K2

Alba al Gondoghoro La
Alba al Gondoghoro La
La tenda di K2 clean a Concordia
La tenda di K2 clean a Concordia

Sono passati tre anni dall'ultima volta che l'ho vista da vicino, la Grande Montagna (Chogorì in lingua Baltì), più di dieci dalla prima, un matrimonio. Eppure, ogni volta che mi trovo al suo cospetto, mi emoziono come se fosse la prima. Stamattina, dopo aver dribblato l'ultimo ostacolo -costituito da un ponderoso questionario di 4 pagine distribuito dal Central Karakorum National Park, in collaborazione con il potente e ubiquitario Comitato EvK2CNR a tutti quelli che passano da Concordia - , abbiamo sistemato il nostro campo base al K2, inserendoci tra la spedizione coreana e quella iraniana. Il K2 non è la più alta né la più ripida montagna del mondo, eppure, a detta di molti, non è solo una montagna tra le alte, ma "La Montagna", l'ambizione di ogni alpinista, la vetta dove s'infrangono i sogni e le ambizioni dei migliori. La sua forma piramidale, massiccia e stabile, è fatta per durare, come ben sapevano gli egizi. Da un punto di vista geologico è giovane, e sta ancora crescendo. Mi piace pensare che tra qualche centinaio di migliaia d'anni avrà superato l'Everest in altezza. Ne ha la possibilità. Ce la farà. Una montagna non è solo un grosso sasso, così come un elefante è qualcosa di più di un'ameba gigante. Ha un carattere proprio. Nasce, cresce, muore. Che un giorno lontano IL k2 sparirà è certo: "anche la morte dopo interminabili eoni, può morire".

Qualche cifra aiuta a mettere il K2 nella giusta prospettiva. Il suo volume è una trentina di volte quello del Cervino. A differenza dell'Everest, che è stato salito da migliaia di persone, le salite al K2 sono poco più di duecento, con e senza ossigeno, tra cui si annoverano una ventina di italiani, tra cui i primi salitori, Lacedelli e Compagnoni. Le statistiche dicono che, assieme all'Annapurna, questa è la montagna con il più alto tasso di mortalità: uno su sette tra gli alpinisti che toccano la vetta non fa ritorno. Non è mai stato salito in invernale e in certi anni, tra cui il 2009, nessuno ne ha calpestato la vetta. Ma allora dove sta il suo fascino irresistibile? Sta nel fatto che non si concede facilmente. A nessuno.

Attualmente, la situazione spedizioni al K2 è la seguente:

  1. Una spedizione americana internazionale, di cui sono presenti due membri, uno svedese, Frederick, e un texano, Trey, reduci dalla discesa con gli sci del Leila Peak. Frederick vorrebbe scendere il K2 con gli sci dalla Cesen (A proposito, abbiamo saputo solo oggi che sono stati loro a passare per primi il Gondoghoro, non noi…). Ai due, si uniranno in seguito altri membri della spedizione americana di Fabrizio Zangrilli, attualmente impegnata sul Broad Peak.

  2. Una spedizione costituita dalla sola (e bella) alpinista solitaria iraniana Leila, assistita da due portatori d'alta quota.

  3. La nostra spedizione italiana di tre membri

  4. Una grossa e attrezzatissima spedizione coreana di 8 membri (tra cui una signora) più 4 portatori, due dell'Hunza e due del Shimshal.


Guestbook

Messaggio di "Papà Claudio": "Non m'intrometto mai nelle questioni private di mia figlia..."

 

Sabato 26 giugno 2010

Campo base avanzato K2

Leila Esfandyari
Leila Esfandyari
ncomunicabilità: Adriano e la capra
Incomunicabilità: Adriano e la capra

Dopo tanti giorni belli era impossibile continuasse così. Ieri, il giorno successivo al nostro arrivo al campo base, ha nevicato pressoché ininterrottamente anche se debolmente. Abbiamo salutato Bruna e Claudio che, dopo una notte al base, sono ripartiti verso Gore II. Auguri per il loro ritorno. Il 28 dovrebbero arrivare a Skardu. Noi invece abbiamo approfittato del maltempo per risistemare il nostro campo, far conoscenza con i membri delle altre spedizioni e preparare gli zaini per la salita di oggi al campo base avanzato. Volevamo raggiungere il campo uno ma questa mattina alle 4 c'era nebbia e così abbiamo aspettato le 8 prima di partire. Ormai era troppo tardi per raggiungere l'uno e così abbiamo fatto un deposito al campo base avanzato, dove sono saliti anche alcuni coreani e Ms. Leila. Pernotteranno in questo luogo a 5250 m per salire domattina al c1. Frederik e Trey sono partiti presto, diretti al c1 della Cesen. Pure noi abbiamo intenzione di salire all'uno, ma solo domattina (le previsioni sono favorevoli), partendo dal base. Se tutto andrà bene domani dove pernotteremo una notte al'uno, prima di rientrare. Ci sarà un gap di alcuni giorni nell'aggiornamento del blog, perchè siamo rimasti senza corrente elettrica: il nostro generatore è defunto non appena arrivati al campo base, al primo avvio. Come si usa dire in Italia: "vedi Napuli e poi muori". In attesa di un ricambio, senza il quale non posso ricaricare il PC, posso contare solo su brevi comunicazioni al telefono. Intanto, la neve sul Godwin Austen ci ha facilitato la salita al campo base avanzato, meno ostica di come me la ricordavo. D'altra parte, tutto è sepolto sotto la neve: tempi duri per le spedizioni di pulizia in quanto da Concordia in su tutto è sepolto, corde fisse comprese. Adriano ha dovuto lottare fieramente durante la notte con lo spettro della capretta ingurgitata a cena, che gli ha dato crampi al basso ventre. Salirà con noi solo domani. Abbiamo deciso: niente più carne alla sera, ma solo a pranzo, per evitare gli incubi che, a 5000 m, sono particolarmente funesti.

 

Domenica 27 giugno 2010

Campo 1

Verso il campo base del K2
Verso il campo base del K2

Siamo partiti alle 5 del mattino per il campo 1. C'era molta neve che ci ha permesso di salire senza utlizzare le corde che i coreani non avevano piacere che noi usassimo. C'erano corde sino a centro metri sotto il C1. Abbiamo superato tutti i coreani, compreso l'alpinista che saliva con il jumar e privo di carico, e il nostro mitico Adriano ha fatto la traccia e impresso le prime peste sulla neve del C1 dello Sperone degli Abruzzi alle 10. Sergio e io siamo arrivati dopo circa un quarto d'ora, e dopo di noi sono arrivati e coreani e poi Leila. Poi siamo saliti un po' verso il C2 per liberare le corde vecchie dal ghiaccio e dare un'occhiata alla situazione. I nostri due portatori sono già scesi, mentre noi resteremo a passare la notte qui. Le foto del C1 le pubblicheremo domani.

 

Lunedì 28 giugno 2010

Campo uno e ritorno al base

Sergio appena arrivato al C1
Sergio appena arrivato al C1

Una nottataccia, se proprio volete saperlo. E non tanto per i pochi centimetri di neve caduta, quanto per la difficoltà di addormentarsi la prima volta a 6000 m. La salita di ieri dal campo base avanzato al campo uno, settecento metri di dislivello sui 45° che non ti mollano mai, è stata rapida per dei newcomers come noi: 3 ore per il solito Adriano e 3 ore e 20 per me, il più lento dei tre. Non abbiamo usato le fisse poste in opera nei giorni scorsi dai coreani per un problema d'incomprensione, che abbiamo risolto oggi con un meeting interspedizione. Ieri infatti è arrivata anche la spedizione di George Dijmarescu: 5 membri di cui due sherpa nepalesi. I meeting al campo base tra i leader delle varie spedizioni sono un male necessario, assomigliando maledettamente alle riunioni di lavoro: lunghe discussioni per decidere chi deve fare cosa. E, alla fine, ciascuno cerca sempre di tornare limitando i danni, vale a dire in questo caso i metri di corda da portare e porre in opera per attrezzare i tratti pericolosi della via di salita. Ne farei volentieri a meno, ma la collaborazione dovrebbe sempre prevalere sulla competizione in montagne come questa. Devo ringraziare l'iraniana Leila che mi ha prestato il suo trasformatore portatile per connettere il mio telefono satellitare al pannello solare. Mi si è staccato un filo, piccola cosa da riparare, ma provateci voi a trovare un saldatore al campo base del K2... Se e quando arriverà il generatore promesso da Ali, riuscirò ad inviare questi post con un po' di tranquillità. Per ricaricare la batteria del PC ieri siamo dovuti andare nientemento che al c.b. del Broad Peak, a tre km di qui, per trovare un generatore funzionante. In confronto a questi piccoli/grandi problemi pratici (certo, si vive anche senza corrente elettrica, ma la mancanza di comunicazione m'intristisce) la salita vera e propria sembra una cosa distante e relativamente risolvibile. Ora il prossimo obiettivo è giungere al campo due (quest'anno non si vede una corda fissa, tutte sepolte dalla neve) e dormirci, sempre meteo permettendo e Inshallah!

 

Mercoledì 30 giugno 2010

Dormire ... forse sognare ... sicuramente mangiare

La nostra mensa al cb
La nostra mensa al cb

Oggi è arrivata la spedizione polacca: 8 membri più quattro portatori d'alta quota che tenteranno la Via Spagnola fino al termine di agosto. A loro i nostri migliori auguri. Se è vero che gli alpinisti dell'est si trovano a loro agio in condizioni invernali, questa estate troveranno pane per i loro denti sulla Spanish Route, a mio modesto parere. Per quanto ci riguarda siamo invece fermi a causa del maltempo. L'acclimatazione procede, ma intanto il corpo va nutrito. Del tripode su cui poggia l'umana condizione (cibo, sesso, amore?) il cibo resta di gran lunga il più importante. Cibo mangiato e cibo sognato, che in montagna non si vive di solo spirito. Ciò che ci mantiene in forze è preparato dal nostro cuoco Waqar. Doveva essere con noi una mia vecchia conoscenza, Ali "Moscow" cuoco di spedizioni di lungo corso, ma quest'anno pare abbia voltato le spalle alla montagna, preferendo un posto fisso in un ristorante di Lahore. Amen. Per fortuna Waqar è all'altezza del compito, come si usa dire. Piccoletto e segaligno, è circondato da quell'aura di rispetto e potere tipica dei cuochi capaci. Gestisce anche un ristorantino a Skardu, dove ci recheremo al termine della spedizione. La nostra dieta quotidiana presenta qualche contaminazione italiana su di una solida base pakistana, privata, per quanto possibile, del "pitta" ayurvedico, il "piccante" così apprezzato da queste parti quanto aborrito dai nostri delicati palati occidentali. La nostra colazione si compone di frittata con cipolla e pomodori freschi (finché durano), pancake con miele, corn flakes, muesli, marmellata, biscotti oltre all'immancabile chapati innaffiato dalle solite bevande confezionate con acqua calda e caffé solubile, the, cioccolato. Fin qui, tutto molto western style. Cena e pranzo si equivalgono, con la sola differenza della carne, che a cena è assente per evitarci incubi (a quelli pensa già il K2). Starters brodino caldo e chapati, a seguire pasta ben cotta (che, immagino, farebbe storcere il naso a molti connazionali) condita con una salsina poco piccante a base di pomodoro e ketchup. In alternativa riso bianco con piselli. Quindi spezzatino di capra in umido o carne in scatola. A volte la pizza (pakistan style). Come contorno fricassea di cavoli, patate e melanzane oppure patate fritte o bollite con maionese. Per dolce, frutta secca, sciroppata o kir di riso e pistacchi. A grande richiesta, budino al cioccolato (vedi foto). Sin qui i crudi fatti. Devo aggiungere che, a differenza dell'italiano all'estero così ben descritto da Beppe Severgnini nel suo "Italians", questo menu a noi piace, senza particolari nostalgie. Però abbiamo anche delle riserve strategiche. E così, di tanto in tanto, sulla tavola o nelle tende appaiono pietanze proibite come mocetta e salamini, culatello e speck, grana e formaggini olandesi in ceralacca. Ma non pensiate che con tutto questo ben di dio noi si sia all'ingrasso: personalmente ho già perso 4 kg dalla partenza. Spirito di adattamento non significa non avere gusto e capacità critica. Ecco allora venirmi in soccorso la cucina sognata, il mio personalissimo appuntamento l'8 dicembre con un ristorante catalano, El Bulli. Per chi non lo conoscesse, dirò solo che si tratta dell'equivalente del K2 nell'ambito dell'alta cucina internazionale, un ristorante dove prenotare un tavolo è più difficile che trovare una balena in acque territoriali giapponesi. Dopo anni di tentativi e un lungo tirocinio in Italia, alla tavola di grandi maestri come Alajmo, Bottura, Pierangelini e Vissani (ometto i nomi dei rispettivi ristoranti, che si possono trovare sulla brevissima lista delle stelle Michelin italiane) Sandra e io siamo finalmente pronti a scalare il soglio di El Bulli, Caleta Roses, vicino Barcellona. Qui ci accoglierà lo chef degli chef, Ferran Adrià. Non crediate che prenotare un tavolo a El Bulli sia facile come alzare la cornetta e comporre un numero: 4000 coperti l'anno su di un milione di richieste dicono pure qualcosa. Ottenere una prenotazione in quello che, fino all'anno scorso, era considerato il miglior ristorante del mondo, il numero uno nelle classifiche internazionali (ora è sceso al secondo posto, proprio come il K2 è la seconda montagna della terra) richiede perseveranza, preparazione e determinazione. Una scalata, insomma, ma della cucina. Dagli attuali fornelli a benzina dei 5000 m del campo base del K2 alle vette alchemiche della cucina molecolare di Adrià c'è un abisso, lo ammetto. E' il regalo che ci concediamo, io e la mia webmistress, dopo le fatiche del K2. Un bel giro di giostra nel girone dei golosi, quali noi siamo.

 

I nostri trekkers sono arrivati a Islamabad sani e salvi!

Guestbook

Grazie Vincio, grazie nb, grazie ragazzi!

 

Sabato 3 luglio 2010

I pericoli del campo base ...

Il ragazzo di cucina davanti al buco
che si è aperto dentro la tenda mensa
Il ragazzo di cucina davanti al buco
che si è aperto dentro la tenda mensa
La mia attrezzatura di trasmissione dati
La mia potente attrezzatura di
trasmissione dati

Oggi, 3 luglio, appena rientrati al campo base dopo una sessione di acclimatazione al campo uno, ci attendevano ben due sorprese: la nostra tenda mensa spostata e l'arrivo di Ralf e Gerlinde. Nei giorni scorsi avevamo notato che si sprofondava a mezza gamba all'interno della mensa, ma non avevamo dato troppo peso alla cosa: in fondo qui al campo base si affonda un po' dovunque e i crepi si allargano ogni giorno che passa. Un paio di grosse pietre avevano tamponato il problema e chi s'è visto s'è visto. Invece, si trattava di un crepaccione appena coperto da un metro di neve fradicia. Il maramaldo tagliava proprio a metà la tenda mensa, a un passo dalla nostra tavola, tant'è che ci siamo affondati tutti, chi più chi meno, più volte, senza mai riconoscere l'insidia. Ma il crepo, affamato, non si poteva accontentare di così poco, e ieri, in nostra assenza, ha giocato un tiro mancino al cuoco. Il buco ha spalancato un po' di più le sue fauci e si è inghiottito il Qawar, tutto intero, per qualche metro. Il nostro bravo cuoco, prontamente soccorso, se l'è cavata solo con qualche contusione e un po' di spavento. Assieme ai rifornimenti, ieri è arrivato anche il tanto atteso generatore (grazie Ali) e un po' di provviste fresche.

Giuseppe, Ralf e Gerlinde davanti al K2
Giuseppe, Ralf e Gerlinde davanti al K2
La tenda di Gerlinde accanto alla nostra
La tenda di Gerlinde accanto alla nostra

Ma il maggior evento della giornata è stato senza dubbio l'arrivo di Ralf e Gerlinde, che tenteranno il K2 per la Cesen. Solo stamattina ho potuto parlarle. Gerlinde mi ha confidato di essere rimasta sorpresa di trovarsi accanto tende firmate Kolon Sport, lo sponsors di Ms. Oh. Per un attimo ha pensato che la rivale fosse tornata al K2 per qualche ignoto motivo...invece si trattava solo di materiale di recupero che la nostra agenzia aveva avuto chissà come dai coreani in disarmo. Ho rassicurato la vincitrice morale (sempre a mio modestissimo parere) della sfida al femminile ai 14 ottomila che al posto della coreana c'eravamo solo noi tre sgarrupati di italiani, e che poteva stare tranquilla (sempre nei limiti di quanto possa stare tranquillo uno/una che si sta aggingendo a salire la "Grande Montagna"), riguardo agli inquilini delle tende targate "Kolon". I prossimi giorni non saranno dei migliori e la neve e il freddo non difettano. Apprendo che in Europo si registrano temperature da record: sempre la solita storia, a chi tutto e a chi niente.

 

Domenica 4 luglio 2010

Le insidie del campo base 2 ...

Indovina la tenda nuova di Adriano
Indovina la tenda nuova di Adriano

La novità di oggi è che i tre portatori d'alta quota dei coreani se ne sono andati a casa, piantando in asso la loro spedizione. I motivi non sono chiari ma credo dipendano dall'eccessivo carico di lavoro a cui erano sottoposti. Date le pochissime spedizioni presenti quest'anno sullo Sperone (ce ne sono assai di più sulla Cesen) e l'assenza di corde fisse a causa della neve, questo fatto implica che, se vogliamo arrivare al campo due e poi al tre, saremo noi stessi a dover contribuire all'apertura della via, dato che siamo tra i più acclimatati qui al base e tenuto conto che i coreani non potranno contribuire molto di persona. Contiamo sull'aiuto dei due sherpa di George e dei due portatori di Leila, ammesso che la loro strategia non sia l'attesa. Stando così le cose, l'attrezzatura della via assomiglierà sempre di più a una partita a scacchi. In ogni caso, noi ci muoveremo solo quando potremo disporre di due giorni consecutivi di bel tempo, cosa che dovrebbe avverarsi a partire da giovedì prossimo. Il nostro obiettivo è raggiungere il campo due prima possibile, per dormirci, per poi cercare di forzare la via verso il campo tre, sopra la Piramide Nera. Ci aspetta dunque un bel po' di lavoro ma non abbiamo mai pensato che sarebbe stato facile. L'importante è che il meteo migliori e ci regali delle giornate buone in modo da poter pernottare in quota e attrezzare i tratti più esposti. Chissà che il caldo torrido europeo non possa raggiungere anche il Baltoro? L'altra notizia di oggi è legata allo spostamento delle nostre tende al campo base, per renderle più stabili sul ghiaccio che si scioglie. Il solito Adriano, che provvisoriamente aveva avuto una tenda coreana senza abside, ha potuto finalmente sostituirla con la dimora presidenziale inviataci ieri da Ali, che mi sembra la stessa che aveva avuto in dotazione Gerfried l'estate scorsa al Nanga Parbat. Assomiglia tanto a un miniappartamento! Adri ha dovuto addirittura chiuderne una sezione causa inutilizzo: potrebbe subaffittare la parte vuota del suo loft alle polacche che hanno tendine individuali piuttosto piccole... ma il nostro è troppo preoccupato per la salita per pensare a questi meschini traffici... lo so, la mia è solo invidia. L'importante è riposare e mangiare bene in modo da essere pronti ad affrontare le salite prossime venture, che si preannunciano piuttosto impegnative...


Guestbook

Ringrazio gli ihv-ini e specialmente Emanuela... nb si rode che non potrà mai assaggiare le prelibatezze della cucina molecolare... ma forse a lui interesserebbe di più il bere molecolare... :)

Bentornato, Carlo!

 

Martedì 6 luglio 2010

In attesa della finestra

Il Castello di Adriano assediato dalla neve
Il Castello di Adriano assediato dalla neve
Interno tenda mensa e cucina
Interno tenda mensa e cucina

Dopo il brutto arriva sempre il bello... è solo una banale considerazione, ma, quando ti ci trovi dentro, il maltempo sembra non debba finire mai. Chiedo venia sin d'ora per questa e altre ovvietà: chi procede con la lettura aspettandosi un reportage è avvisato: leggete questo blog a vostro rischio e pericolo. In queste ultime giornate di attesa, neve e vento abbiamo risistemato il campo, installato il generatore, intrattenuto rapporti di buon vicinato con le altre spedizioni. Personalmente, cerco di non abusare del tempo della Gerlinde anche se mi piacerebbe: qui al campo è tutta una processione tra quelli che vanno a trovarla. Lei riceve tutti con pazienza, benché credo debba essere piuttosto stancante. Essere una star, intendo dire. Ieri sono arrivati a farle visita dal c.b. del Broad Peak nientemeno che Alberto Inurrategi e compagno, impegnati nella traversata del BP. Un incontro tra titani, se mi passate l'espressione. Ciascuno di noi ha le sue manie: per me le vere star sono quelle che non se la tirano e accettano il confronto col pubblico. Altre star credono a tal punto in quello che fanno da perdere il contatto con la realtà, erigendo una barriera tra sé e i comuni mortali, cui dimenticano di appartenere. Posso arrivare anche ad ammirare quest'ultima categoria, ma non mi è mai piaciuta. Dal canto nostro, abbiamo continuato a lavare panni sporchi, a leggere libri (ho finito Signor Malaussene di Pennac e già sono orfano di Julie, Jéremy, Clara, Thérèse, Rabdomant, etc) ascoltare musica (i miei preferiti: Michael Nyman, Ludovico Einaudi, Alanis Morissette, Dead Can Dance, Subsonica, Negrita, U2, Giorgia, Irene Grandi, Sigur Ros, Bjork, Vasco Rossi, Ligabue). Ora, grazie al generatore che ci permette di ricaricare il pc, ho iniziato anche a ri-vedere alcuni film (per ora solo Matrix Revolutions e Blade Runner - The director's cut). Non so voi, ma ci sono brani, film, libri che riascolto, rivedo e rileggo senza stancarmi mai. Prendete Gino Paoli: Senza Fine. E' ormai incisa talmente in profondità nel mio cervello che non ho più bisogno di ascoltarla... semplicemente, quando voglio, giro l'interruttore interiore e me la ripeto: è ormai parte di me, come tutte le cose che ho amato. La memoria è per sua natura imperfetta e la mia più di altre: troppi neuroni bruciati in quota, credo. Ma questo rende certi ricordi ancora più preziosi. Mi ci aggrappo tenacemente, come a una roccia scivolosa, sapendo che se perdo l'appiglio precipiterò nel baratro dell'oblio. Siamo un intreccio di ricordi e pregiudizi e forse qualcosina d'altro. Ma se perdiamo i ricordi, quello che resta è un eterno presente senza tempo, poco più di un transito di cibo, come direbbe Giuseppe Tucci. Perdonatemi la lezioncina. Tanto ho tempo da buttare, oggi. "Ti ricordi, amor mio, un'estate, alla svolta di un sentiero, la carogna di un cavallo giaceva a gambe all'aria, come una donna impudica, distillando all'aria i suoi veleni,...". Vado a memoria. Sicuramente Baudelaire si rivolterà nella tomba. Il buffo è che quelli che chiamiamo ricordi non sono file mpg completi dall'inizio alla fine: solo frammenti, schegge frastagliate, inesatte e incomplete. Ci vuole la realtà per inquadrarli al loro posto, come in un puzzle. Ieri l'altro, per esempio, qui al cb, mi ha riconosciuto Michael, nickname di Ehsan, il mio cuoco in Baltoro nelle spedizioni del 2000 e del 2001 al GII. L'avevo proprio dimenticato, perso di vista. Ora lavora per Gerlinde e Ralf, che non vogliono altro cuoco se non lui. Adesso ricordo che ci siamo fatti insieme una foto nudi sul Gondoghoro La, nel 2001, per gioco, al termine della spedizione. Credo persino di averla lasciata ancora sul mio sito. Dieci anni e un taglio di barba. Tanto mi basta a perdere un pezzo di memoria, che è riemersa dagli abissi del nulla solo perché Ehsan mi ha riconosciuto. "Il caso non esiste", direbbe un mio amico modenese incline al misticismo. Ma per me noi siamo vittime e carnefici del caso, nel gran frullatore cosmico.


P.S. Non mi fumo nulla, vi assicuro: al contrario dei portatori, non fumo e non bevo, almeno in spedizione. "E la montagna dov'è?" Direte voi. La montagna è il contorno.

 

 

   
CAI Bologna

Con il patrocinio del Club Alpino Italiano

Sezione di Bologna Mario Fantin