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Due giorni ancora di maltempo. Sotto le nevicate, al campo base, non resta che aspettare il tanto atteso miglioramento. Sergio è tranquillo, ma l'ottimismo di Adriano si scatena, arrivando a pronosticare la perdita dei materiali ai campi alti, seguita da una corsa forsennata lungo il Baltoro per non perdere l'aereo. Mi ci sono voluti dieci anni per scoprire questo lato del carattere di Adriano, che in genere tiene ben nascosto sotto una maschera d'impassibilità. Signore e fans, siete avvisate! Ahimè, così son fatte le regole delle spedizioni: settimane sprecate in forzata immobilità e poi corse disperate contro il tempo. Ricordarsi che è solo un gioco aiuta a rimettere le cose nella giusta prospettiva, anche se mesi di freddo a pagamento sono comunque indigesti per tutti noi. A chi mi chiede se penso che alla fine saliremo, posso solo rispondere che saliremo, oppure no. Non ci sono altre possibilità. Intanto ieri, Adri e io abbiamo fatto quattro passi lungo il serpentone di accampamenti che si succedono come automobiline colorate parcheggiate in doppia fila ai piedi del K2. Laggiù, in fondo, molto in fondo, ben oltre l'attendamento di Zangrilli, si stagliava un campo solitario costituito da una grande tenda verde a geoide più una tenda rossa a pianta quadrata, evidentemente arrivate da poco. Ci vogliono ben altro che quattro passi per scoraggiare Adriano, senza contare la nostra curiosità di sapere chi erano i nuovi venuti. Ci siamo avvicinati, presentati e chiesto il motivo di una così marcata presa di distanza dalle altre spedizioni. Ci ha accolto la guida svizzera Kobi Reichen con una cordiale stretta di mano, che ci ha trasmesso la sensazione di aver infilato l'arto in una morsa. Il motivo dell'intensità lo abbiamo poi intuito solo in seguito. Kobi ci ha fatto gentilmente accomodare, offerto un tè e presentato il suo compagno di salita al Broad Peak, il sud africano Mike Horn, con il quale sabato scorso è stato tra i pochissimi della stagione a salire questo ottomila. In risposta alla nostra curiosità sul perché anche al c.b. del B.P. avessero montato il campo così lontano dalle altre spedizioni, Kobi e Mike hanno invocato tranquillità e privacy. Motivi perfettamente plausibili, anche se insoliti, trattandosi di salite dove la vicinanza e la collaborazione sono sovente fattori chiave per il successo, che non il contrario. E' stato allora che si è seduta accanto a noi la signora Reichen: una bionda occhi azzurri da paura, stile Heidi Klum, per intenderci. Senza voler nulla togliere alle altre signore presenti al campo base, quell'angelica presenza ci ricordava un po' il K2 circondato dai suoi satelliti. Così illuminati, abbiamo messo nella giusta prospettiva alcuni fatti all'apparenza inspiegabili, dalla preventiva e poderosa stretta di mano (immaginate solo di avere qualcos'altro in quella stretta, al posto della mano) fino alla comprensibile necessità di quiete e riservatezza. Resta il problema Mike. Una coppia di alpinisti forte e supercollaudata credo possa agevolmente sopravvivere a un triangolo, o no? Si fa per scherzare, eh Kobi?!
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Grazie Vincio! xoxo sss
Guestbook
Per Diego: Preferirei la serata finale con gli alpini. Grazie, Adriano
Dopo giorni di brutto tempo finalmente il sole. Siamo tutti d'accordo di partire domani e la vetta è prevista per il 27, quando il vento calerà ancora. Un'altra bella notizia è che mi sembra di aver visto con il binocolo che le nostre tende al C3 sono ancora in piedi, che è già un bel passo avanti. Vado a preparare i bagagli! Dimenticavo: Kobi e sua moglie se ne sono andati.
Ci avevamo sperato, ti aggrappi alla speranza quando non ti resta altro, quando la ragione (il pessimismo di Adriano) ti dice che non c'è più nulla da fare. Ieri siamo stati al campo 2, con noi quasi venti altri alpinisti. Neve alta, meteo incerto. Incedere lento e faticoso. Arrivati al campo due ci siamo accorti che il vento forte dei giorni scorsi aveva divelto e spezzato le tende di tutti, compresa la nostra. Il materiale che avevamo lasciato all'interno (sacco a pelo, materassini, guantoni d'alta quota, thermos) è disperso, irrecuperabile. Il vento forte e gelido (le raffiche all'altezza del due ci buttavano per terra) non ha lasciato altra scelta che tornare al base e abbandonare. Tenda o meno le previsioni di questi giorni sono state eccessivamente ottimistiche e anche oggi nebbia e vento la fanno da padroni. Impossibile per chiunque anche solo raggiungere il campo tre sugli Abruzzi, dove probabilmente la nostra tenda è parimenti scomparsa. In ogni caso, la finestra prevista non c'è o sarà troppo breve per la vetta e il nostro tempo sta scadendo. Chi ha la possibilità di fermarsi al base anche in agosto avrà forse un'altra possibilità. Ma per noi questa è la fine del nostro sogno. Ce ne torniamo a casa senza aver avuto una reale possibilità di provare la vetta. Lo sapevamo in teoria, ma toccarlo con mano lascia sempre con un po' d'amaro. Ora capisco bene le lacrime della Gerlinde, l'estate scorsa, quando ha dovuto abbandonare subito dopo il traverso per via della neve alta. Il nostro mini gruppo aveva fatto i compiti a casa, ma non è bastato, non basta mai. Ci eravamo preparati a dovere, acclimatati bene, allestiti i vari campi, superato tanti piccoli intoppi. La grande montagna non ci ha voluto (e ora Sergio ed io dobbiamo ben una doppia cena al Kabul restaurant ad Adriano). Non credo torneremo: l'impegno, il tempo, i costi sono troppo alti per dei semplici appassionati come noi che non possono permettersi di affidarsi anno dopo anno ai favori degli amici e ai capricci del meteo, (che in effetti ultimamente è stato piuttosto capriccioso). Approfitto di quest'ultimo post sul blog per i ringraziamenti: innanzitutto un sentito grazie ai miei compagni di spedizione e di trek, senza i quali non saremmo neppure partiti: Adriano, Sergio, Nisar, Ali, Claudio e Bruna. Una spedizione, sia pure piccola come la nostra, è sempre il frutto di un notevole impegno collettivo e non saremmo qui senza il grande lavoro organizzativo di Ali Muhammed dell'agenzia Adventure Pakistan che ci ha fornito servizi impeccabili e di qualità oltreché del mio referente di sempre, Avventure nel Mondo, che ci ha fornito la biglietteria aerea ed evitato un fastidioso cargo. Uno speciale ringraziamento a Sandra, che ha avuto la pazienza d'incollare sul sito le mie parole e perdipiù di tradurle in inglese. Un grazie e Ralf, per avermi insegnato a decifrare i meteogrammi del NOAA e a Gerlinde per il suo caffè. E poi grazie al cuoco Waqar, vero Long John Silver del c.b., che ci ha sostenuto nel corpo e aiutato in mille faccende pratiche, dai portatori alla messa in moto del generatore, dai contatti radio al campo base alla carne di yak dicuinonsappiamobenelaprovenienza. Grazie al sempre disponibile Dott. Roi e a tutti gli amici del cui tempo ho abusato oltre il lecito. E mi scuso se non li cito tutti esplicitamente per non fare un lungo elenco. Grazie a tutti quelli che hanno lasciato il loro commento sul guestbook: li abbiamo letti e ci hanno tenuto compagnia nelle fredde sere a tre in tenda, quando da lontano giungevano gli squilli argentini delle risate femminili dal c.b. dei polacchi (piccolo pettegolezzo fuori tempo massimo: è nata una love story tra il discesista estremo Frederick e la bionda e bella dottoressa polacca): anche, e soprattutto, a questo servono le spedizioni, e non credete a una parola a chi vi vuole vendere sfide all'estremo e grandi imprese. Un grazie, infine, a chi ha seguito il blog: se queste chiacchiere in libertà sono servite a strappare un sorriso, ad appassionare alla nostra (sfortunata) avventura, a trasmettere qualche emozione, allora non sono state parole scritte nel vento. Perché nel blog non ho solo parlato di montagna, che è servita da (grande) cornice: ho sempre e solo parlato d'amore.