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Eccoci di ritorno al base dopo due giorni di acclimatazione al campo uno a 5900 m. Al nostro ritorno, il cuoco Waqar ci ha messo davanti al fatto compiuto: uno yak, (zoo per la precisione) appena macellato = carne fresca per tutti nei prossimi giorni, solo per carnivori (Silvano, il solo vegetariano del gruppo, è stato l'unico a non gioire dell'evento). Il meteo nei giorni passati è stato più che altro sfavorevole: in quota sono caduti almeno 50 cm di neve fresca. Non c'è però stata bufera e, soprattutto, il tempo incerto di ieri non ha impedito al nostro gruppo internazionale (13 alpinisti del team di Gerfried impegnati sul G1: 4 italiani - no i-, 3 baschi, 1 canadese, 1 inglese e 4 austriaci, tra cui Gerfried stesso) di fare la traccia sul ghiacciaio abbondantemente innevato e crepacciato che porta alla sella tra i due Gasherbrum, dove di solito si pone il campo due. Abbiamo segnalato la via con le bandierine (in caso di nebbia) e attrezzato con 80 m di corde fisse un paio di passaggi sull'imponente seraccata che porta al Gasherbrum La (6450 m), che tuttavia non abbiamo raggiunto. E' stato Josè Tamayo a superare per primo il passaggio chiave (vedi foto) sulla seraccata del Gasherbrum La. Se tutto va come previsto, contiamo di raggiungere il passo tra i due Gasherbrum per sistemarvi il C2 alla prossima finestra di bel tempo, prevista per metà della prossima settimana. Il resto del nostro gruppo, 11 persone, unitamente ai membri di tutte le altre spedizioni dirette al G2 e G1, si è per il momento limitato a pernottare per una o due notti al C1.
Sin qui la cronaca. Ricordate quanto ho scritto a proposito dei riservati baschi del nostro gruppo? Tengo a precisare che è stato così solo all'inizio, com'è normale quando ci s'incontra la prima volta con degli sconosciuti. Nei giorni scorsi il ghiaccio si è sciolto ed è stato molto piacevole parlare con Josè Carlos Tamayo e Alex Trixon. Alex è basco di Bilbao, ma questo non gl'impedisce di essere ferrarista convinto e di apprezzare Alonso (soprattuto per le sue prese di posizione politiche). E' anche fan di Valentino Rossi, e questo me lo fa sentire particolarmente vicino. Alex ha 28 anni e ha fatto parte del circo mediatico di Edurne Pasaban con "El Filo de lo Imposible", ma ora ha iniziato una propria carriera autonoma, salendo vie nuove e in invernale. Lui, Gerfried e Luis sono giovani promesse dell'alpinismo himalayano da tenere d'occhio per il futuro, sempre a mio modesto parere. Tuttavia, il vero personaggio del team di Gerfried è senza dubbio Josè Tamayo: basco, 53 anni e grande alpinista nonché persona cortese e disponibile. Tamayo parla bene l'italiano e questo ha facilitato i contatti con noi. I suoi racconti sulle salite con i personaggi che hanno fatto la storia dell'alpinismo sono affascinanti anche e soprattutto per la sua modestia che tiene vivo il nostro ricordo di tanti Grandi ora scomparsi. Dal canto suo, ha salito il K2 da nord e altri 3 ottomila Pakistani (gli manca solo il G1). Ottomila a parte, sono le sue salite sulle Torri di Trango, al G3 e al G4 (cima nord) ad avermi impressionato. Insomma, un personaggio forte, modesto e di compagnia, che "non se la tira", come raramente capita d'incontrare tra le celebrities dell'alpinismo d'alta quota. Star per star, devo anche raccontare della presenza al campo base di Mario Panzeri, ragno di Lecco, con 12 ottomila saliti all'attivo. Il G1 sarebbe il suo 13-esimo. Certamente Panzeri è il più vicino a completare i famosi 14 ottomila tra tutti gli alpinisti oggi presenti ai Gasherbrum. Non abbiamo ancora avuto il piacere e l'onore di scambiare un saluto con Mario e magari fare due chiacchiere con lui. Panzeri si trova al seguito di una spedizione interamente italiana, un improbabile mix meneghino-reggiano (ci sono poi, naturalmente, quelle internazionali, come la nostra e quella a cui appartiene Giancarlo Corona). L'altro ieri, mentre io e i miei tre compagni stavamo salendo al C1, Mario ci ha superato senza accorgersi di noi, il volto scolpito nella pietra. Al campo uno, nonostante le nostre tende fossero casualmente prossime e l'italico idioma non fosse certo trattenuto dai fragili veli delle tende, non c'è stata occasione per un saluto tra connazionali. Gerfried ha tentato un approccio ma non ha ricevuto risposta. Caro Mario, capisco che "de minimis non curat praetor" e che è perfettamente possibile che il nostro italico gruppetto nell'ambito di una grossa spedizione internazionale possa facilmente passare inosservato, però, dal momento che per la salita al G1 tu e il tuo portatore userete le corde fisse che anche noi 4 italiani misconosciuti abbiamo contribuito a trasportare e fissare in quota, e che anche tu seguirai la nostre bandierine, vieni almeno a prenderti un caffé da noi: non avremo classe ma abbiamo una moka sempre pronta e un ottimo caffé italiano che ti aspetta.
Guestbook
Adriano per Luana e il suo ufficio: Grazie, prenotatemi pure il biglietto per il concerto di Vasco.
Giuseppe per Guido: Grazie del messaggio e buon rientro a casa a te e a tutti i trekker.
DISCLAIMER: Le informazioni sono fornite al solo fine di cronaca del presente blog, in base a voci da me raccolte direttamente o indirettamente al c.b., verificate nei limiti e per quanto possibile. Non c'è nessuna pretesa di esaustività e/o di esattezza. Chi scegliesse eventualmente di utilizzarle in altra sede lo fa sotto la sua esclusiva responsabilità.
Ebbene sì, in un'uggiosa giornata prenatalizia (per via della nevicata in corso) dedicata al riposo, docciato, sbarbato e dopo aver lavato i panni sporchi è giunto il momento di dilungarmi un po' sulla nostra alimentazione al campo base. Premetto per onestà che NON siamo il gruppo che mangia meglio ma anche che non provo assolutamente invidia per quel che hanno gli altri. Per una sorta d'insano spirito di completezza dell'informazione (avrei dovuto fare il giornalista) cercherò di raccontarvi la cucina di tutte le altre spedizioni presenti, perché non di solo spirito e di alte vette si nutre l'uomo. Mio assistente e inviato speciale in incognito presso gli altri team è stato Silvano, che non senza correre rischi personali si è introdotto sin nei campi più ostili al nostro, con l'astuto accorgimento di parlar male di me. Ha funzionato! Seguirò l'ordine naturale con cui le spedizioni sono sistemate al c.b., vale a dire dal punto più avanzato sulla morena a scendere. Forchetta d'oro spetta allo chef Armand, cuoco del gruppo ATP di cui fanno parte Giampaolo Corona, Leila, Santiago e altri. E' stato lo stesso Corona a spiegarmi come il loro chef sia un vero artista, in grado d'imbandire pietanze sofisticate e personalizzate. Capace persino di presentare un semplice spicchio d'aglio con elaborati intarsi. Sulla cucina della spedizione giapponese dichiaro la mia incompetenza: l'abbondanza di riso pilaf, alghe nori, infusi di tonno e altre simili ghiottonerie orientali la pongono su di piano non commensurabile con quello di un'ordinaria Guida Michelin. I vicini polacco-kazachi hanno sposato la tradizione locale, senza eccessive pretese: il loro cuoco prepara una cucina perlopiù baltì (poca o punto carne, chapati, riso, dhal bat, verza e scatolame). A giudicare dalle squillanti risate delle giovani alpiniste al seguito devo presumere che non sia la cucina lo svago principale dei nostri rumorosi vicini. In mancanza d'informazioni più dettagliate, non posso assegnar loro alcuna forchetta. Tocca ora al team di cui faccio parte, quello di Gerfried. Per non sembrare di parte (Waqar è stato il mio cuoco in passate spedizioni, inoltre, cucinare per 24 + 8 persone tre volte al giorno non deve essere facile) mi limiterò a descrivervi il nostro menu, lasciando il giudizio al benevolo lettore. Come piatto principale troneggia la pasta, reinventata dalla fantasia di Waqar. Inediti i suoi fusilli scotti in delicata salsa bianca con top di macedonia di frutta. Il nostro riso non è mai del tutto in bianco, ma reinterpretato dallo chef con un'aria di spezie locali. Da quando è arrivato lo yak, come secondo abbiamo spezzatino con salsa di patate in umido (e qui, purtroppo, devo dire che il delicato stomaco di Mario Vielmo si è arreso, alzando bandiera bianca). Per fortuna il buon Mario dispone di una dispensa privata da favola, oltre 450 eurini di leccornie, peraltro offerte con generosità. Beneficiario unico Silvano, che deve fare miracoli per tener fede alla sua dieta vegetariana. Ci sono poi le verdure in umido con carne in scatola, accompagnate da fettone della medesima impanate e fritte. L'immancabile chapati non riscuote più il successo dei primi giorni e al mattino è il porotta che va per la maggiore come base per la colazione, oppure i somoza ripieni di formaggio Cheddar Craft made in Bahrein. Non solo il nostro gruppo è internazionale, ma anche la materia prima lo è. Oltre al già citato Cheddar, abbiamo tonno in scatola di Dubai, servito nature con abbondante maionese made in Karachi. Le confetture miste sono made in Malaysia (Adri sostiene che non sono niente male). Per le bevande ci appoggiamo alle grandi multinazionali: Nestlé per il Nescafé e Cappuccino, AB thai per l'Ovaltine. Del miele non saprei giurare la provenienza, tuttavia, visti i grossi contenitori di plastica, direi a occhio che è un prodotto locale. Per finire con le bevande, Tang all'arancia e thè nero in abbondanza. Nel complesso, la nostra dieta è varia e abbondante e nessuno si lamenta. Proseguendo ancora giù lungo la morena incontriamo la spedizione svizzera. Punto di forza i formaggi importati che vanno a integrare la solita base pakistana. Nel complesso, mezza forchetta. Sulla spedizione di Hong Kong vale quanto detto a proposito di quella giapponese. Per ultima (in ordine di sistemazione) c'è la spedizione meneghino-reggiana. Qui devo dire il livello si alza di colpo, sia per la presenza di salumi emiliani sia per la qualità della pasta italiana d'importazione (Barilla) condita con sughi pronti Barilla tra cui spicca un ottimo pesto. La carne e il gulash trentino in maxi-latte da ristorante completano il quadro. Resta il dubbio che tutto questo ben di Dio non sia a disposizione di tutto il gruppo ma riservato a una sorta d'inner circle. Unico neo, l'assenza di una moka. Forchetta d'argento. Questa Guida non ha nessuna pretesa di completezza, ma vuole essere un ausilio e un orientamento per quanti, pellegrini, trekkers, migranti e transfughi si trovassero a pranzare al campo base dei Gasherbrum, Baltistan, in questo anno di grazia 2011.
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Giampaolo Corona ringrazia Maria Sofia per gli auguri.
Oggi doveva essere un giorno di riposo ma, proprio mentre facevamo colazione al base è giunta notizia via radio che un portatore del team giapponese, Sadik del villaggio di Machulu, si trovava in grossa difficoltà a scendere sul tratto di ghiacciaio che porta dal c1 al base, probabilmente a causa di ipertensione e di un principio d'edema polmonare. Il poveretto era assistito nella discesa dal c1 (5900 m) da tre portatori e uno sherpa del gruppo svizzero di Kobler. Sadik però non era in grado di fare più di venti passi senza fermarsi e sanguinava dal naso e dalla bocca. Appresa la notizia Tamayo e Luis del nostro team hanno interrotto la colazione e sono saliti a razzo con barella e ossigeno, seguiti poco dopo da Mario Vielmo e Silvano Forgiarini (per la componente italiana), assieme a Gunther Unterberger, Alex Txikon e Juan Ramon Madariaga oltre, naturalmente, al medico Stefan Zechmann del gruppo di Gerfried per portare le prime cure e assistere il portatore in discesa nella parte più crepacciata del ghiacciaio. Lo hanno raggiunto a quota 5500 m verso le 10 del mattino sul plateau sopra la seraccata e gli hanno prestato le prime cure (liquidi, ossigeno). Poi, sorreggendolo in due (con l'infortunato al centro) hanno iniziato una lentissima discesa fino a che hanno incrociato il resto del team di soccorso. Anche l'altro gruppo italiano presente al c.b. aveva nel frattempo inviato due persone alla fine del plateau,la dottoressa Annalisa Fioritti e il capospedizione Nicola Campani, aiutati dal loro cuoco per portare liquidi. Tutto il gruppo si è alternato nel sorreggere Sadik durante la discesa e nel somministrargli ossigeno, aiutandolo così a scendere con le sue gambe piuttosto che usare la barella, quasi impossibile da impiegare tra gli stretti passaggi e i profondi crepacci del ghiacciaio. Intorno alle quattro del pomeriggio, Sadik è riuscito finalmente ad arrivare al campo base. Un'operazione di soccorso riuscita, coordinata da Gerfried Goeschl. Tra tutte le spedizioni presenti al campo base, si sono impegnate nell'operazione di soccorso SOLAMENTE: i portatori del gruppo svizzero di Kobler e 9 membri del team di Gerfried (il nostro) oltre agli italiani dott.ssa Annalisa Fioritti e Nicola Campani. L'esercito pakistano ha messo gentilmente a disposizione due dottori della base militare per le prime cure al campo base. Dopo le loro visite si valuterà come procedere per le cure e l'eventuale evacuazione. Bravi!
Sadik è sulla quarantina, originario di Machulu, valle di Hushe, è sposato e ha 5 figli. Fino all'anno scorso per vivere faceva l'autista, poi ha cambiato lavoro scegliendo il più redditizio mestiere di HAP, High Altitude Porter, portatore d'alta quota. Oltre il campo base per intenderci. Purtroppo la sua prima esperienza in alta quota si stava per concludere in tragedia. È vero che si guadagna bene, ma d'altra parte si rischia la vita. Ma tra i rischi del mestiere c'è anche quello d'imbattersi in un cliente senza scrupoli che ti carica come una bestia da soma e per buona misura ti rimprovera pure. Il medesimo "cliente" puo' arrivare anche a proibirti di andare in soccorso di un collega portatore in difficoltá. Esagerazioni? Niente affatto. È capitato, proprio qui. Ieri. Per fortuna nostra e di Sadik, gli alpinisti stranieri non sono tutti uguali: ci sono anche persone generose e altruiste, pronte a mettersi in gioco per prestare soccorso. A chiunque. È capitato. Proprio qui. Ieri.
Questa mattina siamo saliti per primi (Adriano, Mario, Silvano e io) al Gasherbrum La (campo 2, a 6350 m) e abbiamo sistemato le tende. Verso le 10 sono arrivati i tre baschi, Gerfried, Luis, Stefan, Hans e Ricky che si fermeranno, come noi a dormire per proseguire l'acclimatazione. Verso le 11 è arrivato anche Mario Panzeri con il suo hap: hanno piantato la tenda e sono scesi.
Eccoci di ritorno al campo base, dopo una notte tranquilla al c2, assieme agli altri 11 del nostro gruppo impegnati sul G1. La spedizione commerciale svizzera di Kobler ha tolto stamattina le tende dal campo uno. Purtroppo il loro tempo sta per scadere e devono prepararsi per il rientro, dopo essere arrivati solo al c2 (sono stati tra i primi ad arrivare qui al c.b. ma il 17 luglio hanno il volo di rientro e non possono indugiare oltre). I team impegnati sul G2, tra cui 11 membri del nostro gruppo, hanno raggiunto il c2 (superando la "banana") e ivi hanno dormito chi una, chi due notti. Oltre il c2 (6350 m) sono stati fissati solo un centinaio di metri in direzione del c3 (6900 m) ma, per procedere oltre, occorrerà attendere che l'abbondante neve caduta nei giorni scorsi si assesti grazie a due o tre giorni di sole. Giampaolo Corona è stato uno dei pochi sul G2 che si è dato da fare, coadiuvato da Kilian. Giampaolo ieri è riuscito ad arrivare sin sotto al seracco a 6600 m, ma oggi sono rientrati pressoché tutti i team, in vista del peggioramento dei prossimi giorni.
Per finire con le novità, ieri è stato evacuato dal base con un elicottero un alpinista della squadra di Hong Kong che aveva contratto un doloroso herpes zoster alla schiena, non curabile con le limitate risorse disponibili al base. Per la cronaca, un'ora di volo (in caso di recupero dal c.b.) costa oggi 8.000 dollari e la cauzione che ogni gruppo deve lasciare alla Askari Aviation ammonta a 10.000 $! Non proprio economico, anche per gli standard europei di recupero in montagna. Caro Simone Moro, qui il lavoro non manca, peccato che per ora sia tutto in mano ai militari. Mentre le fondamenta di pietra e di ghiaccio della mia tenda minacciano costantemente di franare, la mia pigrizia mi preferisce qui in tenda mensa ad aggiornare il blog e rispondere agli amici rinviando a domani gli imponenti lavori edili di manutenzione che i miei più solerti compagni stanno mettendo in opera per impedire che le piazzole delle tende franino. Così posso riferire che questa mattina, giunto al base, grande è stata la mia sorpresa. Ho notato che la collinetta sopra le nostre tende pericolanti, da me battezzata "Hamburger Hill" era deserta. Nemmeno una tendina. Solo qualche rifiuto abbandonato. Indagando sul motivo è saltata fuori una strana storia: il team polacco-ucraino è stato nei giorni scorsi retrocesso in ultima posizione sulla morena, come "pena" per aver cercato, pare, di acquistare illegalmente carburante dalla vicina base militare. Il maggiore, comandante della base, (che svolge il ruolo di dio in questa remota area del Baltoro) si è molto arrabbiato e li ha relegati nel punto più lontano possibile, circa 500 m più a valle. Non vi avevo raccontato (per evitare malintesi tra Mario Vielmo e la sua giovane, bella e gelosissima fidanzata) che nei giorni scorsi le polacche del gruppo retrocesso, vuoi per vendetta al fatto che Mario aveva osato montare la sua tenda così vicino alle loro, vuoi per opportunismo oppure per senso pratico puro e semplice, avevano pensato bene, assente l'interessato, di tappezzare il tetto della sua tenda con i loro indumenti da asciugare, calzini, maglie, mutandine e persino un sacco a pelo. Ho diligentemente documentato il tutto, ma Mario mi ha chiesto di non pubblicare le foto "compromettenti" senza avergli dato prima il tempo di telefonare alla dolce metà... Ho rispettato il suo volere, poi siamo partiti per il due e ho avuto cose più importanti da fare. Sino a oggi. Ma ora la situazione è cambiata e il sito lasciato vacante dai polacchi è in corso di occupazione da parte della spedizione dell'aragonese Carlos Pauner, appena giunta al base con 4 alpinisti e 10 trekker al seguito. Non sappiamo se il cambiamento sarà per noi un bene o un male. Solo il tempo ce lo dirà, ma di certo non ci mancheranno le calze stese e le risate squillanti notturne delle giovani alpiniste polacche, che ora sono scivolate più giù, ad "allietare" il tormentato gruppo di Nicola. Auguri!
P.S. Ci sono nuove foto per i giorni scorsi.
Guestbook
Silvano per Remigio: Intanto abbiamo dormito al campo 2 (6350 m), nonostante il meteo sino ad ora non proprio favorevole. Porta i saluti a casa. Alla prossima.
Silvano per Samanta e Serena: Un abbraccio e un bacione, grazie per il conforto.
Adriano per Paola e Lucky: E' già trascorso un mese, tra poco ci rivredremo.
Adriano e Giuseppe per Claudio: Grazie per seguirci con assiduità e per i lusinghieri commenti. Faremo il possibile per la vetta.
Giuseppe per tutti: Mi dispiace se a volte non è possibile rispondere puntualmente a tutti qualli che scrivono sul blog, ma il lavoro di ricezione dati, scrittura e trasmissione è tutto sul mio gobbo e a volte non mi trovo al c.b. Scusate le lacune.