di Giulio Sergio Roi
Il soggiorno a moderata altitudine viene in genere utilizzato per la preparazione degli atleti a competere non solo a livello del mare, ma anche a moderata ed alta quota. Il soggiorno dell’atleta a moderata altitudine implica la messa a fuoco di alcuni aspetti di competenza medica o meglio medico-sportiva: aspetti medici, aspetti preventivi, aspetti alimentari ed aspetti psicologici.
Aspetti medici e preventivi: questi aspetti devono essere considerati prima dell’arrivo dell’atleta in quota, poiché l’atleta deve essere in buona condizione fisica generale ed esente da forme patologiche a carico dei vari organi ed apparati. Deve aver effettuato una visita di idoneità ed un esame del sangue per controllare eventuali fattori di rischio legati ad infezioni ed anemia. L’allenamento a moderata altitudine costituisce un periodo in cui gli atleti sono sottoposti a carichi di lavoro assai importanti. Un altro momento preventivo riguarda quindi l’analisi dell’apparato locomotore e la definizione delle condizioni a rischio di patologie da sovraccarico funzionale. Particolare attenzione dovrà essere prestata all'estensibilità muscolare, al raggiungimento di livelli di forza e di resistenza alla fatica compatibili con le esercitazioni che andranno proposte.
Aspetti alimentari: l’atleta deve essere in grado di alimentarsi correttamente, ciò significa essere capaci di introdurre la quantità di cibo necessaria per garantire il fabbisogno energetico e nutrizionale compatibile con le richieste dello sport praticato. Inoltre, l’allenamento che precede l’arrivo a moderata altitudine, deve essere volto alla riduzione dell’eccesso di tessuto adiposo e ad ottenere una adeguata idratazione, che dovrà poi essere mantenuta una volta raggiunta la quota. Con l’arrivo a quota moderata gli atleti possono manifestare sintomi che dipendono dalle capacità dell’organismo di acclimatarsi. I sintomi più comuni sono: tachicardia, tachipnea, ipertensione, cefalea, anoressia, nausea, insonnia, nevrosi ed epistassi. Tutti questi sintomi possono comparire a partire da quote assai basse e comunque a partire da 1000-1300m di quota. La comparsa di uno o più di questi sintomi, indica quindi che l’organismo necessita di tempo per acclimatarsi e di conseguenza andranno evitati o ridotti gli allenamenti negli atleti che li manifestano. In genere riteniamo che per l’allenamento a quote comprese tra 1800 e 2000 m siano necessari da 1 a 3 giorni di acclimatazione, mentre per quote attorno a 5000 m sono necessari almeno 5-7 giorni di acclimatazione.
I principali errori che con un accurato monitoraggio medico possono essere evitati, comprendono: arrivare in quota con condizioni di salute precarie, una condizione fisica di base insufficiente soprattutto per quanto riguarda l’allenamento aerobico di base, effettuare troppi lavori lattacidi da subito, i tempi di recupero insufficienti, il non rispetto della sintomatologia e dei tempi necessari per ottenere una adeguata acclimatazione, soprattutto nei soggetti che si cimentano per la prima volta con l’allenamento in altitudine ed infine l’alimentazione non adeguata e l’idratazione insufficiente. Un ulteriore aspetto riguarda la logistica, che deve essere adeguata agli scopi dell’allenamento in quota. Infine non vanno dimenticati gli aspetti psicologici e la capacità di adattarsi alle condizioni di allenamento stressante tipiche della quota.
Nel caso di atleti che presentano una sintomatologia più o meno marcata già dal primo giorno di acclimatazione, è necessario ridurre o addirittura abolire gli allenamenti nei primi giorni, controllare i tempi di recupero e curare sempre l’alimentazione e l’idratazione.
Per concludere, il medico dello sport ha un ruolo assai importante nel monitoraggio degli atleti che si recano in quota per allenarsi. Tale monitoraggio viene svolto in tempi differenti: prima della partenza per la quota il medico deve controllare l’idoneità dell’atleta per l’allenamento a quote moderate; durante l’allenamento in quota egli deve controllare l’acclimatazione e l’eventuale comparsa della sintomatologia che detterà le regole per l’intensità delle esercitazioni allenanti da somministrare. In questo il Medico dello Sport agirà a stretto contatto con gli allenatori.